Religioni in dialogo per l’integrazione

A Bologna i rappresentanti delle religioni mantengono un dialogo continuo, e venerdì 5 aprile nel pomeriggio la presentazione del volume La tolleranza religiosa dall’Impero romano ad oggi, pubblicato dal Centro Studi e Ricerche IDOS con la collaborazione di Confronti e di coop. Lai-momo, è stata una nuova occasione per incontrarsi.

Organizzato da coop. Lai-momo nella sede di via Boldrini, l’incontro si è aperto con un saluto del presidente Andrea Marchesini Reggiani, che ha ricordato la collaborazione stabile con IDOS.

Subito dopo Luca Di Sciullo, presidente di IDOS, ha presentato un quadro della presenza di cittadini di origine straniera nella società italiana, proponendo dati e numeri come contrapposizione alle distorsioni divulgate per suscitare paura e diffidenza. Il fondatore del Dossier statistico, Franco Pittau, ha poi ripercorso alcuni momenti della storia dei rapporti tra religioni sviluppata nel volume da lui curato, partendo dal rapporto tra imperatori romani e cristiani. Come è noto, l’incontro tra l’antropomorfismo politeista dei romani e il monoteismo cristiano che cominciava a diffondersi non fu indolore, e costituì l’inizio di due millenni di contrapposizioni tra autorità civili ed ecclesiastiche, di imposizioni lesive delle coscienze, di studiosi e teologi anticipatori dei tempi, di fasi di passaggio dalla libertà dei prìncipi a quella dei cittadini. Fino a una chiara affermazione dell’assoluto rispetto della coscienza individuale, ribadita nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948), nella Convenzione europea sui diritti umani (1960) e nella Carta dei diritti dei cittadini europei (2000) e, sul piano religioso, dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Sotto l’aspetto storico, la tolleranza religiosa è una delle conquiste più significative del continente europeo, frutto del suo tormentato cammino sul terreno dei diritti.

Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, è intervenuto ponendo la questione degli accordi tra lo Stato italiano e l’Islàm, questione annosa contro la cui risoluzione si adduce il pretesto della mancanza di una voce unica e riconosciuta da tutti i musulmani. “Ma nemmeno nel mondo protestante c’è unità – ha affermato Lafram – sono tante le chiese riconosciute dallo Stato”. Il suo discorso, tutto incentrato sul tema del dialogo e della necessità di reciproco riconoscimento, si è concluso con un riferimento alla città di Granada, nella quale, nell’ultima fase della dominazione araba, gli stessi luoghi di culto erano usati al venerdì dai musulmani, al sabato dagli ebrei e alla domenica dai cristiani.

Mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, ha proseguito la riflessione con un ricordo personale dei suoi rapporti di amicizia e collaborazione con Pittau e rimarcando la necessità di affrontare la sfida del dialogo. Ha poi voluto citare le richieste di perdono della chiesa cattolica nei confronti di coloro che aveva oppresso per intolleranza, e le tante iniziative nella strada del dialogo, in particolare il documento “Per la pace mondiale e la convivenza comune”, recentemente firmato da Muhammad Al-Tayyib, rettore dell’università di Al-Ahzar, e Papa Francesco, fatto che a suo parere apre una prospettiva straordinaria. Giovanni Paolo II, ha sottolineato Zuppi, ha voluto segnare l’ingresso nel III millennio in maniera mistica, con molti incontri in questa direzione, come la storica preghiera comune interreligiosa di Assisi, organizzata nell’86 e poi ripetuta nel 2000. L’arcivescovo ha poi proposto come esempio per pensare il rapporto tra i monoteismi una novella di Boccaccio, nella quale si racconta che il saggio ebreo Melchisedech, alla domanda fattagli dal potente Saladino su quale fosse la religione “verace”, tra “la giudaica, la saracina o la cristiana”, rispose raccontando la storia dell’uomo grande e ricco che, dovendo scegliere a quale dei suoi amati tre figli lasciare il prezioso anello trasmesso per tradizione di famiglia di erede in erede, ne fece produrre altri due uguali, regalandone uno a ciascuno. Così, quale sia il vero erede non lo può sapere nessuno e la questione, come quella delle tre religioni, “ancor pende”. Ha infine citato la simbologia architettonica del Pantheon di Roma, un immenso, straordinariamente armonioso edificio circolare, costruito con le due dimensioni di larghezza e altezza esattamente uguali, a rappresentare il mondo. Nel Pantheon la luce entra da una sola grande apertura al centro del tetto, che rivela il cielo, spingendo tutti coloro che sono dentro a guardarla, per cercare una risposta alla loro domanda di senso.