Lai-momo alla conferenza ECCAR per due progetti di sviluppo di comunità

Condominii di periferia della pianura bolognese raccontati alle Città d’Europa.

Non è facile togliere un’etichetta negativa appiccicata su un condominio, o su delle persone. C’è bisogno di un lavoro complesso di ricostruzione della convivenza, della fiducia, del rispetto di sé e degli altri. A novembre 2019, il Comune di Crevalcore ha richiesto a Lai-momo, già operativa sul Distretto Pianura Ovest da inizio anno, di avviare un’azione su un condominio di proprietà Acer nella frazione di Palata Pepoli. Isolato dal resto del territorio ed etichettato negativamente dal vicinato, il condominio rifletteva il senso di abbandono e trascuratezza vissuto dagli stessi inquilini. Lai-momo ha così avviato una prima analisi “polifonica” del contesto ascoltando i vissuti dei condomini, del territorio e delle istituzioni. Lo studio ha portato alla realizzazione di un progetto di educativa condominiale, tutt’ora in corso. Qualche mese dopo dall’avvio dei lavori, anche il Comune di Sala Bolognese ha richiesto un intervento analogo nella frazione di Bonconvento. È nata così una proficua collaborazione tra cinque enti pubblici – Distretto Pianura Ovest, Comune di Crevalcore, Comune di Sala Bolognese, Asp Seneca e Acer Bologna – e la Cooperativa Lai-momo.

Alla conferenza generale di ECCAR (European Coalition of Cities against Racism), nel gruppo di lavoro dedicato alla parità di accesso all’alloggio nel settore immobiliare coordinato dalla Città di Gent, abbiamo presentato queste esperienze. L’Assessore al Sociale e alla Sanità di Sala Bolognese Valentino Bianchini, l’Assessore Emma Monfredini di Crevalcore e l’operatrice sociale e coordinatrice Linda Bongiovanni hanno raccontato a città metropolitane e capitali di tutta Europa l’impegno quotidiano di due piccoli comuni nella costruzione di azioni volte, da un lato, a riqualificare condomini di edilizia residenziale pubblica e ripopolare appartamenti disabitati, con il preciso scopo di ampliare il diritto alla casa e assegnare appartamenti rimasti vuoti, dall’altro, a favorire buone pratiche di convivenza e vicinato.

Particolarità dell’esperienza il lavoro di demolizione di etichette negative auto ed etero-costruite nei confronti degli alloggi oggetto dell’intervento e dei loro abitanti e nella co-costruzione di nuove pratiche e narrazioni dei luoghi e del vivere insieme. L’attività ha compreso un’attenzione al singolo e ai nuclei e ha richiesto interventi di mediazione dei conflitti, di comunità, mediazione sociale, interculturale e grande supporto nella dotazione di strumenti e prassi per la comunicazione efficace. Il lavoro è stato estremamente pratico e quotidiano, dedicato a fornire competenze e strumenti per affrontare e superare quei nodi relazionali e di comportamento che avevano prodotto nel tempo isolamento e disinteresse nei confronti degli altri e della casa. Sono state coinvolte 19 famiglie di differenti provenienze – 65 persone in totale, due frazioni, tre parrocchie e 11 diversi servizi che hanno operato in rete. In 11 mesi (di cui 9 di pandemia), sono state organizzate 5 riunioni collettive – con gli abitanti e gli attori istituzionali, 40 sessioni di attività in loco ed è stata riservata agli inquilini la reperibilità dell’operatrice per la risoluzione tempestiva delle criticità quotidiane. Sono stati redatti calendari condivisi per differenti aree di intervento (quali la pulizia delle scale, la gestione del verde e la raccolta differenziata). Sono state accompagnate nuove famiglie sin dalle prime fasi di inserimento. Si è lavorato sulla ricostruzione della reputazione e sulla costruzione del senso di responsabilità e appartenenza.

Insieme stiamo scrivendo nuove storie di convivenza e su questo ci siamo confrontati con colleghi di altri Paesi d’Europa.