Ellen MacArthur Foundation Summit 21: verso un’economia circolare

Se il sistema economico mondiale vorrà creare uno sviluppo a lungo termine e una prosperità maggiormente diffusa, anche nei paesi in via di sviluppo, dovrà compiere una transizione sistemica verso un nuovo modello: l’economia circolare. Questo è stato il tema centrale del “Summit 21”, coordinato dalla Ellen MacArthur Foudation, che si è tenuto tra l’8 e il 10 giugno 2021 interamente on-line, a cui Lai-momo ha partecipato. Il programma si è dispiegato nelle tre giornate affrontando da diverse prospettive i cambiamenti e la collaborazione internazionale che saranno necessari, attraverso tre aree di approfondimento: “Fix the economy, fix the climate”, “Growth in a circular economy” e “Shifting the system”. Esperti provenienti da tutto il mondo hanno condiviso le proprie conoscenze, tra cui Christiana Figueres, fondatrice di Global Optimism, Erin Billman, direttore esecutivo di Science Based Targets Network, David Sävman, capo della supply chain a H&M Group, e David Rotman, editore della MIT Technology Review.

Il tradizionale modello di economia lineare e la supply chain ad esso associata già comportano interdipendenza su scala globale tra i mercati, tuttavia, l’economia circolare implicherebbe un sistema sia commerciale che produttivo e di consumo basato su relazioni tra enti pubblici e privati molto più forti, organizzate e sostenibili. In questo contesto emerge gradualmente il concetto di “simbiosi industriale”, che prevede la collaborazione stretta tra stabilimenti industriali differenti per l’utilizzo massimizzato delle risorse naturali impiegate, nell’ottica del re-use. Ad esempio, i rifiuti elettronici possono essere processati in una modalità che consente il recupero dei vari componenti, in particolare i minerali rari.

L’importanza di costruire network solidi non riguarda esclusivamente il settore secondario ma anche quello primario. Infatti, l’economia circolare incoraggia gli agricoltori a cooperare in maniera trasparente e locale per potersi avvicinare all’obiettivo di un’agricoltura rigenerativa e applicare approcci innovativi, costruiti su misura per specifici contesti (Felipe Villela, fondatore dell’acceleratore di agricoltura rigenerativa ReNature, ha mostrato alcuni esempi tra le piccole aziende agricole del Kenya).

Nonostante gli evidenti vantaggi presentati, la questione che rimane più sospetta e discutibile è quella riguardante il finanziamento di questo totale cambio di paradigma che la transizione verso l’economia circolare implica. Il “Summit 21” ha risposto chiaramente. Il rapporto tra privato e pubblico deve essere riprogettato nei termini di una collaborazione mutualistica in cui gli Stati si occupino sia di costruire una regolamentazione che incoraggi finanziamenti verdi sia di affiancare i privati negli investimenti ad alto rischio e focalizzati nella fase iniziale dei progetti imprenditoriali. Per rendere competitivo il nuovo mercato circolare, questo impegno deve essere sistemico, con obiettivi chiari e concordati tra tutti, nel medio-lungo termine, e non basato un approccio debole e settoriale. Non è necessario scendere a compromessi tra profitto e transizione ecologica, hanno affermato molti relatori, questo sarà il nuovo modo di guadagnare.

In questa trasformazione, la dimensione sociale non deve essere lasciata indietro, come invece accade spesso nell’economia lineare. In tal senso, gli investimenti “verdi” menzionati prima, sia di Stati che di aziende, saranno rivolti a sostenere le comunità di lavoratori in merito sia all’innovazione tecnologica sia al loro benessere sociale. È stato dimostrato che il coinvolgimento attivo delle comunità di cittadini nella transizione genera empowerment e consente un raggiungimento degli obiettivi più veloce ed efficace. Inoltre, l’economia circolare permetterebbe di migliorare le condizioni precarie dei paesi in via di sviluppo e dei loro popoli grazie al loro inserimento nel nuovo sistema e, più in generale, aiuterebbe ad affrontare e combattere le disuguaglianze sociali.

In quest’ottica di attenzione alla dimensione sociale dell’economia circolare, la cooperativa Lai-momo, che si occupa da anni di sviluppo di comunità e inclusione sociale, sta sviluppando diversi progetti legati al tema della transizione ecologica. Tra i diversi punti dell’European Pillar of Social Rights, Lai-momo e il laboratorio di moda etica e sostenibile Cartiera agiscono in particolare per i principi “1. Education, training and life-long learning” e “4. Active support to employment”. L’impegno verso la transizione ecologica senza esclusione dei soggetti più deboli troverà poi un’occasione di riflessione e formazione nel contesto della prossima International School on Migration che avrà luogo in settembre 2021. A contribuire a questa iniziativa, insieme ad altri docenti e specialisti, sarà proprio un membro della Ellen MacArthur Foundation: Bezawit Eshetu, Circular Economy Pioneer.

Qui è possibile rivedere l’evento