A lezione di… salute

Un corso per gli ospiti dei CAS della provincia di Bologna gestiti da Lai-momo.
Dalla tessera sanitaria alle malattie infettive: lezioni di educazione sanitaria per i richiedenti asilo 

La tessera sanitaria, il ticket, il corretto uso dei medicinali. E poi ancora: il pronto soccorso, l’esame del sangue, le malattie infettive. Sono questi alcuni degli argomenti che stanno affrontando i richiedenti asilo ospitati nei Centri di accoglienza straordinari (CAS) gestiti da Lai-momo coop. sociale nella Città metropolitana di Bologna, all’interno di un corso specificamente creato per fornire loro competenze di base in materia sanitaria.
A preparare e tenere le lezioni, il dottor Malton Ceka, che già da 4 anni lavora nell’ambito della migrazione e ha aderito con entusiasmo al progetto. Secondo il dottor Ceka, infatti, c’è poco tempo per fare educazione sanitaria con i richiedenti asilo: lo spazio per il dialogo spesso si riduce ai tempi delle visite in ambulatorio, nel momento in cui vengono trattate le singole patologie. Queste lezioni in aula rappresentano, invece, un’interessante opportunità per avere un rapporto più approfondito, educativo e formativo, su vari temi importanti che attengono all’ambito sanitario.

Le lezioni: teoria e casi concreti

La classe è composta da 20-30 persone, una lezione dura circa due ore e si articola in due parti. La prima è informativa a livello burocratico-istituzionale, e fornisce le nozioni di base sul Servizio sanitario nazionale: tra i temi toccati ci sono l’accesso alle cure, le figure principali alle quali rivolgersi, i servizi sanitari offerti. Piccoli tasselli fondamentali per comprendere come muoversi quando si ha un problema più o meno grave di salute, che per un nuovo arrivato nel nostro Paese non sono affatto scontati.
La seconda parte della lezione, invece, entra più nel concreto di alcune patologie, focalizzandosi in modo particolare sulle malattie infettive: tubercolosi e malattie sessualmente trasmissibili. Si affrontano i programmi di screening per chi arriva in Italia, anche per rispondere a domande comuni tra i richiedenti asilo, come ad esempio: “Perché viene fatta una radiografia una volta arrivati nei centri di prima accoglienza?”.
Durante le lezioni l’attenzione da parte degli utenti è alta.
Tramite la presentazione di esempi concreti e l’uso di slide, le lezioni sono accessibili e comprensibili a tutti gli “studenti”. Chiave è il ruolo rivestito dal mediatore culturale, sempre presente in aula, che agevola la comprensione delle nozioni più complesse.
Tra i temi che suscitano maggiore interesse e domande ci sono la tubercolosi e le malattie a trasmissione sessuale. Parlare di questi argomenti non è sempre facile, si tratta di temi sicuramente delicati e che possono creare imbarazzo, sui quali però è di estrema importanza sensibilizzare i diversi target, in particolare i giovani. Spesso la reazione iniziale è di timidezza, ma, una volta rotto il ghiaccio iniziale, si riesce a dialogare come su qualsiasi altro argomento.
Un altro tema di grande importanza è l’esame del sangue, non sempre facilmente accettato perché molto diverso da come concepito nei Paesi d’origine, in cui spesso ad essere richiesta è solo qualche goccia. Ecco perché molti non accettano di buon grado il prelievo: l’idea di un’intera provetta può spaventare. Nonostante questo ci sono anche alcuni studenti che chiedono come si fa a diventare donatori di sangue.
Su alcuni argomenti in particolare è grave la mancanza di conoscenze adeguate, come nel caso di HIV e TBC. È noto praticamente a tutti che il virus dell’HIV si trasmette per via sessuale, ma non che esiste un trattamento grazie al quale si può condurre una vita normale anche se lo si ha contratto, e, soprattutto, che non è necessario isolarsi.

 

 

La necessità di essere informati

Per il dottor Ceka, tra le difficoltà maggiori che un richiedente asilo può incontrare su questi temi, c’è la differenza tra i sistemi sanitari del Paese di origine e di quello di arrivo. Tuttavia, non è necessario creare percorsi formativi specifici per loro, ma informare correttamente sui quelli già esistenti: purtroppo spesso a mancare è proprio l’informazione corretta e concreta, che è la base di tutto. Nella fase iniziale del cammino di integrazione, anche in questo settore c’è bisogno di un sostegno particolare, proprio perché le differenze culturali possono essere ampie, per ricominciare con forza nuova il proprio cammino personale: l’aspirazione è il raggiungimento dell’autonomia, alla quale corsi come questo possono contribuire.
«Un corso che mi sta dando grande soddisfazione a livello personale, non solo professionale», conclude il dottor Ceka, «e che spero possa avere un seguito, approfondendo altri temi che meriterebbero la giusta attenzione».

Ricordiamo che nel 2008 la rivista Africa e Mediterraneo ha dedicato un numero speciale al tema “Medicina e Migrazione”.